Hamleto.it ha intervistato una serie di Personalità provenienti dal mondo aziendale e della formazione manageriale chiedendo a loro la definizione e le competenze che determinano un Manager. >>>
Parliamo sempre più spesso di alta formazione e di formazione manageriale. Consapevoli del ruolo fondamentale che questi occupano per lo sviluppo delle competenze e di un percorso di carriera, vengono promossi non solo da operatori quali Società di Formazione e Business School ma anche da Manager, Professional e Direttori Risorse Umane.
La formazione manageriale rappresenta nell’economia globale un fattore cruciale di competitività per le imprese. E’ per questa ragione che sempre più si destinano risorse per promuovere l’attività di formazione continua.
La definizione che ASFOR – Associazione Italiana della Formazione Manageriale da, è:
» La Formazione Manageriale è tutto quanto è a supporto di un insieme di capacità, di qualità, di competenze gestionali del management, sia nei confronti della gestione di fenomeni specifici aziendali, ma anche di apertura verso quelle che sono le tendenze, le best practice sull’esterno
» E’ necessaria per far acquisire gli strumenti di governo delle complessità generate dal contesto interno: persone, posizione, visione futura
» E’ necessaria per rendere consapevoli e sviluppare le competenze necessarie a governare e far crescere l’organizzazione, il team, le risorse tecniche e finanziarie in coerenza con la mission e i valori dell’azienda
» Porta la Consapevolezza ‘gestionale’: sviluppare gli altri; cogliere i segnali di un contesto Complesso
Da una serie di interviste fatte a Personalità provenienti dal mondo aziendale e della formazione manageriale ne esce un quadro che rispecchia quanto detto.
Dott. Caldiera (Direttore generale di CUOA) vede la formazione manageriale e continua, cioè l’investimento negli uomini, come un generatore dell’innovazione e dello sviluppo delle imprese. Lo stesso sostiene che ”i più significativi casi di successo degli ultimi tempi sono dati da imprenditori che hanno preso coscienza e consapevolezza di ciò e hanno fatto dello sviluppo del talento e delle competenze dei propri uomini il fattore strategico principale della propria azienda”
Luiggi Ferrelli, (Direttore dell’Area Formazione manageriale dell’ICE – Istituto Nazionale per il Commercio Estero), fa notare che, anche presso le imprese più piccole, cresce la consapevolezza dell’importanza strategica della formazione come fattore di competitività, ciò in ragione del confronto constante con nuove conoscenze e nuove tecnologie per poter operare sui mercati nazionali ed internazionali.
Anche Sodero (Direttore di Festo Formazione e Consulenza) afferma che sempre più aziende considerano la formazione manageriale come leva strategica per lo sviluppo aziendale
“La formazione manageriale deve comunque essere in grado di fornire qualcosa di nuovo dal punto di vista degli stimoli culturali o qualcosa che contribuisca in modo concreto e tangibile allo sviluppo personale” sottolinea Andrea Di Lenna (Direttore di Peformando) e conferma che si tratta di obiettivi molto ambiziosi, ma che per loro costituiscono una sfida affascinante.
Possiamo dire quindi che la Formazione manageriale consente di sviluppare le tecniche di Leadership, i segreti della comunicazione, il teambuilding, il training management, le soluzioni di marketing, la finanza, le nuove tecnologie e moltissime altre discipline volte a promuovere l’eccellenza di un’impresa.
Abbiamo chiesto ai nostri esperti provenienti dal mondo manageriale, quale è la dote e le competenze che vengono richieste oggi ad un professionista, manager o direttore aziendale per avere successo nel suo lavoro
Dott. Franco d’Egidio, Fondatore di SUMMIT sostiene che “indubbiamente una forte tensione all’apprendimento continuo congiuntamente ad una propensione elevata al cambiamento” sono indispensabili e sottolinea il concetto che “in assenza di entrambi non c’è crescita”.
Dott. Caldiera invece, intendendo con attività manageriali un’attività più di gestione e di strategia che tecnico-specialistica, attribuisce al Manager competenze trasversali o soft skills, distinguendole, così, dalle competenze hard di tipo funzionale. “In questa dimensione sono le competenze relazionali e strategiche quelle che possiamo definire competenze di successo. Oggi un buon manager, approfondisce Dott. Caldiera, deve possedere valori e sensibilità tipiche sia dell’imprenditore (la visione strategica, la propensione al rischio, la sensibilità al business con la focalizzazione sul cliente), che del leader (buon comunicatore e motivatore dei propri uomini). Ma deve essere anche flessibile, favorevole al cambiamento e, soprattutto, continuamente orientato all’apprendimento”.
Lo stesso concetto difende Di Lenna quando ci afferma che non crede che ci si possa considerare oggi manager in assenza di una continua e sistematica ricerca del miglioramento delle proprie conoscenze, capacità e competenze attraverso adeguati percorsi di formazione ed aggiornamento. “Forse sta cambiando il concetto di percorso di aggiornamento, continua lui, che oggi sta decisamente spostando il suo baricentro dal versante delle tecniche aziendali e manageriali a quelle dello sviluppo personale e del ben-essere, dato che, da tali condizioni derivano i migliori risultati per le organizzazioni”.
“Per fare bene il salto di qualità è necessario curare la propria dimensione umana proprio per recuperare quelle risorse fondamentali per fare bene il proprio lavoro: creatività, immaginazione, capacità di interpretare le situazioni, saper stare assieme agli altri lavorando in gruppo senza conflitti, sottolinea dott.ssa Pinzauti Direttrice di Teatro d’Impresa, e a tale scopo bisogna cercare nuove tecniche – lei suggerisce quelle teatrali - che siano in grado di esaltare, sfruttare e migliorare le doti nascoste ed inesplorate della persona.Redazione Hamleto.it
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